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Monte Tabor
Basilica della Trasfigurazione di Gesù

Dopo aver dato ai discepoli l’annuncio della sua Passione, Gesù porta Pietro, Giacomo e Giovanni su un alto monte e lì si trasfigura. Gesù manifesta così la sua gloria e si prepara a salire verso Gerusalemme, dove dovrà affrontare la passione e la morte.

Il Vangelo non precisa su quale “alto monte” Gesù si sia trasfigurato davanti ai discepoli prediletti; san Cirillo di Gerusalemme, nelle sue Catechesi ai battezzandi (347 d.C.), è il primo a indicarlo nel Tabor: “Portiamo due testimoni che stettero davanti a Dio nel Sinai: Mosè… ed Elia… Essi furono presenti con colui che fu trasfigurato sul Monte Tabor e parlarono ai suoi discepoli della dipartita che egli stava per compiere a Gerusalemme”. Su quel monte furono costruite tre chiese (in memoria delle tre tende che Pietro voleva fare, per Gesù, Mosè ed Elia) dove i monaci usavano vegliare, a turni, giorno e notte in preghiera (monaco armeno Eghisce, VII sec.).

La basilica moderna (arch. A. Barluzzi, 1924) ricalca le tracce delle costruzioni religiose che la precedettero e delle quali si possono ancora osservare i resti nella cripta e nei sotterranei, così come nella cappella che fiancheggia il portico d’ingresso sul lato sud e presso la sacrestia. Le due cappelle, settentrionale e meridionale, sono dedicate rispettivamente a Mosè, il legislatore, e a Elia, il profeta. Ruderi di un monastero benedettino di epoca crociata (XII sec.) sono stati riportati alla luce da padre B. Meistermann alla fine del secolo XIX e si possono vedere nel parco archeologico antistante la chiesa; si riconoscono in particolare la sala capitolare e una cappella. Tutto intorno alla vetta pianeggiante, corrono per quasi 3 km le mura dirute di una poderosa fortezza saracena (XIII sec.). A metà del percorso tra la basilica e la porta principale della fortezza (Bab el-Hawa) è stato ricostruito un piccolo oratorio detto Descendentibus in memoria delle parole evangeliche “mentre discendevano dal monte” (Mt 17,9). Alla base della montagna, nel villaggio arabo di Dabburieh, sorgono i resti di una chiesa crociata che ricorda il miracolo della guarigione di un fanciullo posseduto dal demonio (Mt 17,14-18).

Il magnifico panorama che si contempla dal Monte Tabor offre la visione di bellezze naturali e di importanti località bibliche. Nell’Antico Testamento il monte era considerato sacro per le tribù israelitiche del nord (Zabulon, Neftali e Issacar), delle quali segnava il confine (Gs 19,22), fu potente ed eloquente immagine negli scritti dei profeti (Ger 46,18 e Sal 88,13), ed è stato celebre per la vittoria riportata da Barak sull’esercito di Sisara, per consiglio della profetessa Debora (Gdc 4,6).

Tratto da “Sulle orme di Gesù, guida ai santuari di Terra Santa”, Edizioni Terra Santa, Milano – pp. 67-72