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Cafarnao
Memoriale di S. Pietro
Rovine della Sinagoga

Nel Vangelo nessuna città, ad eccezione di Gerusalemme, è ricordata così tante volte come Cafarnao. Gesù ne fece “la sua città” (Mt 4,12-13), vi scelse Pietro e altri apostoli, vi compì numerosi miracoli e pronunciò nella sinagoga il discorso sull’Eucaristia.

“A Cafarnao, della casa del principe degli apostoli fu fatta una chiesa e quelle pareti rimangono ancora oggi così come esse erano. Là il Signore guarì il paralitico. In quel luogo c’è anche la sinagoga, nella quale il Signore guarì l’indemoniato e ad essa si sale per molti gradini; la sinagoga è costruita con pietre squadrate”. In questo testo del monaco benedettino Pietro Diacono (XII sec.), che riprende notizie più antiche attribuibili alla pellegrina Egeria (IV sec.), è riportato l’essenziale dei ricordi cristiani di Cafarnao, ricordi mantenuti nei due santuari della casa di Pietro e della sinagoga. Anche il pellegrino anonimo di Piacenza (circa 570 d.C.) ricorda la “casa del beato Pietro, che ora è una basilica”.

Dal periodo medievale in poi, essendo divenuta molto difficile la visita dei pellegrini, si perse il ricordo e addirittura la localizzazione esatta della città. Lo stesso toponimo arabo, Talhum, non conserva che una vaga assonanza con il nome dell’antica Kafar Nahum ebraica. Il primo edificio a essere scavato dall’inglese C. W. Wilson, nel 1866, fu la sinagoga. Nel 1894 la Custodia francescana di Terra Santa acquistò la proprietà delle rovine e scavi più estesi furono condotti dagli archeologi H. Kohl e C. Watzinger (1905), da fra Wendelin Hinterkeuser (1906-1915) e da padre Gaudenzio Orfali (1921). La fastosa sinagoga, che era ritenuta da alcuni dell’epoca di Gesù (I sec.) e da altri di poco posteriore (II-III sec.), fu completamente liberata dalle rovine e parzialmente ricostruita. Poco lontano dalla sinagoga stessa si rinvennero i resti di una chiesa ottagonale, con mosaici di epoca bizantina (V-VI sec.). Dal 1968 al 1992 ripresero scavi e restauri ad opera degli archeologi francescani Virgilio Corbo e Stanislao Loffreda.

La chiesa bizantina risultò coprire un’area (insula sacra – domus ecclesia) comprendente una sala venerata, adattata al culto e alla visita dei pellegrini nel IV secolo. La sala, appartenente a un complesso abitativo che risale al I secolo a.C., fu riservata a scopi di carattere religioso dalla comunità giudeo-cristiana di Cafarnao già a partire dalla fine del I secolo d.C. Dell’ambiente domestico originario, che l’antica tradizione ha identificato con la casa di Pietro, è meglio conosciuto il cortile nord, dotato di focolari per cucinare le vivande, di scale per accedere ai tetti e aperture conducenti a diverse piccole stanze; una porta principale comunicava con la strada. Sondaggi condotti sotto i pavimenti lastricati della sinagoga monumentale hanno permesso di precisarne la data di costruzione nel V secolo d.C., ma hanno anche dimostrato l’esistenza di precedenti costruzioni sinagogali nello stesso luogo, la più antica delle quali risale al I secolo d.C.

Attorno alla sinagoga e alla chiesa sono state scavate numerose case appartenenti all’antica città, con resti che riportano nel tempo all’epoca persiana (V sec. a.C.) e al periodo del Bronzo (III-II millennio a.C.). Nel 1991 è stato inaugurato il nuovo Memoriale (arch. I. Avetta) con lo scopo di proteggere i preziosi resti archeologici della casa di Pietro e di permettere la ripresa del culto cristiano dopo secoli di abbandono.

Tratto da “Sulle orme di Gesù, guida ai santuari di Terra Santa”, Edizioni Terra Santa, Milano – pp. 43-50