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La lavanda dei piedi

di S. Fausti

(tratto da Un comunità legge il vangelo di Giovanni II, EDB- Ancora, Bologna 2004, 10-20 passim)

Dono da chiedere nella preghiera

  1. Chiedo di immaginarmi Gesù e i discepoli nel cenacolo per l’ultima cena
  2. Chiedo ciò che voglio: lasciarmi lavare i piedi dal Figlio, per fare altrettanto con i fratelli

Gv 13

[1]Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. [2]Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, [3]Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, [4]si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. [5]Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto. [6]Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: “Signore, tu lavi i piedi a me?”. [7]Rispose Gesù: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo”. [8]Gli disse Simon Pietro: “Non mi laverai mai i piedi!”. Gli rispose Gesù: “Se non ti laverò, non avrai parte con me”.

[9]Gli disse Simon Pietro: “Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!”. [10]Soggiunse Gesù: “Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti”. [11]Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: “Non tutti siete mondi”.

[12]Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: “Sapete ciò che vi ho fatto? [13]Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. [14]Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. [15]Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. [16]In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. [17]Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica. [18]Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno. [19]Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. [20]In verità, in verità vi dico: Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato”.

Punti per la meditazione

In Lc 22,27 , durante l’ultima cena , Gesù si definisce “come colui che serve”. Con la “lavanda dei piedi” ci offre un’icona visibile della sua identità divina. Il suo servizio non è solo una funzione , umile per lui e utile per noi: rivela la sua natura di figlio di Dio, maestro e salvatore nostro.

Lavando i piedi, lungi dal darci un esempio di abbassamento, Gesù ci eleva alla Gloria: manifesta quel Dio, a noi ignoto, la cui sovranità è quella dell’amore. Gesù è re, venuto a testimoniare la verità (Gv 18,37): presenta il vero volto di Dio e il volto dell’uomo vero, a sua immagine somiglianza. Ecco l’uomo (19,5): ecco Dio!
Causa dei nostri mali non è la nostra volontà di essere come Dio (Gen 3,5). Infatti siamo creati a sua immagine e somiglianza (Gen 1,27); per questo Gesù ci ha ordinato “siate perfetti come perfetto è il Padre vostro” (Mt 5,48).

Il peccato sta nel nostro modo falso di pensare Dio: abbiamo creduto alla parola del serpente, che ce lo ha rappresentato come un nemico (Gen 3,1 ss). Il Figlio, lavando i piedi ai fratelli e ordinandoci di imitarlo (v.15), ci restituisce alla verità. Dio è amore incondizionato, che pone la propria vita a servizio dell’uomo, fino a dare per lui la vita. La sua gloria si rivela dalla croce, dove è palese a tutti, in modo indubitabile, quanto egli abbia amato il mondo

Cominciò a lavare i piedi dei discepoli. La Pasqua definitiva è il suo amore di Figlio che lava i piedi dei fratelli, perché camminino come lui ha camminato. Lavare i piedi è gesto di ospitalità e accoglienza, riservato allo schiavo non giudeo. Ma è anche gesto di intimità della sposa verso lo sposo e di riverenza del figlio verso il padre. Questa ospitalità e accoglienza, questa intimità e riverenza nei nostri confronti, sono le caratteristiche proprie del “Signore e Maestro” (vv. 13s)

Tu a me lavi i piedi? È una reazione di rifiuto: non vuole che il Signore gli lavi i piedi. Lo vuole diverso da quello che è, perché è diverso da quello che pensa lui. La contrapposizione “tu/me” indica la distanza tra Gesù e Pietro. In realtà non Gesù è lontano da Pietro, ma Pietro da Gesù. Lavare i piedi è il modo più proprio nel quale il Signore si rivela, mettendo in crisi la concezione che abbiamo di lui e di noi. Per noi il Signore è “sublime”, il servo è “infimo”. Gesù invece rivela sublime ciò che per noi è infimo e infimo ciò che per noi è sublime.

Conoscerai dopo queste cose. “Dopo queste cose” sono le parole con cui inizia il cap.21, quando il Risorto si manifesterà sul lago di Tiberiade e interrogherà Pietro sull’amore, promettendogli di rivestirlo della sua veste di gloria (cf. 21,15-19). Quanto Maria ha fatto per Gesù a Betania corrisponde a quanto Gesù fa per i suoi discepoli nel cenacolo. Con l’anticipazione tipico di chi ama, essa ha risposto all’amore con l’amore. Lo farà anche Pietro, quando accetterà il Signore che gli lava i piedi: “In questo sta l’amore : non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1Gv 4,10)