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I titoli mariani nella visitazione

di Stefano De Fiores

(tratto da “Maria madre di Gesù. Sintesi storico salvifica”, EDB, Bologna 1992, 79)

Il saluto di Maria provoca in Elisabetta “per un rapporto di causalità” l’esultanza del bimbo che porta in seno e l’effusione dello Spirito. Elisabetta è quindi in grado di conoscere la vera identità di Maria, determinata dalla sua maternità verso il Signore e dalla sua fede.

L’oracolo della madre di Giovanni scandisce tre titoli, che pongono Maria al centro della scena e anche della salvezza:

a) “benedetta tu fra le donne” (Lc 1,42) riecheggia la benedizione di Giaele e Giuditta (Gdc 5,24; Gdt 13,18) ma con carica escatologica, come per Gesù. È un superlativo con cui si riconosce che Dio ha reso fecondo il grembo della Vergine facendo germinare in esso l’autore stesso della vita. Alla benedizione di Maria segue quella del “frutto del suo grembo”, che secondo la legge del parallelismo esplicita e precisa il significato della prima: Gesù è la sorgente della benedizione di Maria.

b) “La Madre del mio Signore” (Lc 1,43) implica un’omologia cristologica: Gesù è proclamato Signore sia in senso regale e messianico, sia in senso trascendente e divino come sarà riconosciuto dopo la risurrezione. Il titolo indica quindi in Maria la Ghebirah (padrona e signora) o Madre regale del Messia e insieme la Madre del Figlio di Dio.

c) “beata colei che ha creduto” (Lc 1,45) interpreta la risposta di Maria all’angelo come atto di fede. In esso si inserisce la stessa maternità messianica di Maria, che non fu solo di ordine biologico. Con la fede in quanto ascolto della parola e obbedienza, Maria “rientra nel criterio di discriminazione per entrare a far parte della famiglia escatologica che verrà formata da Gesù. Pur avendo ricevuto un segno (1,36-37), lei era una credente cui basta la parola di Dio” (Brown)