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Il problema della data dell’ultima Cena

di Marco Tibaldi

I vangeli sinottici concordano nell’affermare che Gesù è morto di venerdì e che l’ultima cena è avvenuta di giovedì. Nel vangelo di Marco infatti si dice che «venuta ormai la sera, poiché (il giorno della morte di Gesù) era la preparazione (parasceve), cioè la vigilia del Sabato» (Mc 14,52), quindi Gesù è morto di venerdì e l’ultima cena è stata fatta al giovedì. Questo dato è confermato anche da Giovanni che ricorda il giorno della crocifissione di Gesù come il giorno della preparazione (parasceve) nel quale occorreva affrettarsi per evitare che i corpi rimanessero appesi di sabato (Gv 19,31); per lo stesso motivo il corpo di Gesù fu collocato in un sepolcro lì vicino (Gv 19,42).

Le differenze tra i sinottici e Giovanni sono relative alle date del giovedì e del venerdì. Per il calendario giudaico in vigore al tempio al tempo di Gesù, gli agnelli venivano sgozzati nel tempio nel quattordicesimo giorno del mese di Nisan (marzo/aprile), secondo le regole di Es 12,6. In Es 12,8 si specifica che tali agnelli dovevano essere mangiati «in quella notte», cioè dopo il tramonto del giorno in cui gli agnelli erano sgozzati. Secondo il modo giudaico di computare il nuovo giorno, che comincia al tramonto del giorno precedente, gli agnelli venivano mangiati nel quindicesimo giorno di Nisan, il giorno di Pasqua vero e proprio.
I sinottici descrivono l’ultima cena nella sera del giovedì come un banchetto pasquale (Mc 14,12-17), quindi la preparazione è avvenuta il giorno precedente, nel giovedì, così come l’arresto, il processo, la crocifissione, la morte e la sepoltura di Gesù ebbero luogo in un venerdì che era (fino al tramonto) il quindici di Nisan, giorno di pasqua.

Per Giovanni il banchetto di Gesù con i suoi non è un banchetto pasquale, pur essendo avvenuto di giovedì. Si dice infatti che le autorità giudaiche portano Gesù da Pilato nel pretorio il venerdì mattina molto presto e non vi entrano per non contaminarsi «per poter mangiare la pasqua» (Gv 18,28). Pilato emette il suo verdetto nel giorno «della preparazione (parasceve) della pasqua» (Gv 19,14), per cui «nel computo di Giovanni, il giovedì era il tredicesimo giorno di nisan fino al tramonto; l’ultima cena fu tenuta quando cominciava il quattordici di nisan e, così, non fu un banchetto pasquale; Gesù fu crocifisso, morì e fu sepolto in un venerdì che era il quattordicesimo giorno di nisan fino al tramonto; il giorno di pasqua iniziò con il banchetto pasquale al tramonto del venerdì, quando iniziò il quindici di nisan. Come si può facilmente vedere, secondo Giovanni, nell’anno fatale della morte di Gesù, il giorno di pasqua coincideva con il sabato» (Meier, Un ebreo marginale I, 383).