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Monte delle Beatitudini

Matteo apre il suo celebre “discorso della montagna” (cc. 5-7), vera “Magna Charta” del cristianesimo, con le Beatitudini: esse sono la proclamazione non di una serie di norme, bensì di un atteggiamento interiore radicale di apertura verso Dio e verso il prossimo. Ora, l’evangelista inizia la presentazione delle varie parole di Gesù riunite in un unico discorso (il Cristo le aveva probabilmente pronunziate in momenti diversi) con un’annotazione topografica: “Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli” (5,1). Luca, invece, riferendo le Beatitudini e i brani dello stesso discorso, ha quest’altra indicazione geografica: “Disceso con i discepoli, si fermò in un luogo pianeggiante” (6,17). E’ probabile che Matteo abbia voluto scegliere, tra i vari fondali in cui Gesù aveva pronunziato le diverse parti del discorso, proprio un monte a causa del suo valore simbolico: il Cristo è il nuovo Mosè che sul nuovo Sinai ci offre la nuova Legge o è persino la voce di Dio Stesso che proclama la sua parola in modo pieno e definitivo (“è stato detto agli antichi… ma io vi dico”). Comunque sia, la tradizione cristiana ha scelto una splendida altura che domina il lago di Tiberiade per ambientare il Discorso della Montagna. Sotto si torva il santuario della moltiplicazione dei pani e già la pellegrina Egeria nel 380 annotava nel suo diario: “sul monte vicino vi è una grotta, nella quale il Signore salì per dire le Beatitudini”. Ora i pellegrini trovano un santuario eretto nel 1937-38 con un nuovo ampio edificio per l’accoglienza e gli incontri dei pellegrini. Il porticato che corre all’esterno della chiesa, ottagonale per ricordare le otto beatitudini matteane, offre uno straordinario panorama sul lago di Tiberiade e sull’orizzonte della prima predicazione di Gesù, quella in Galilea.