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Gesù e la Samaritana

di Marco Tibaldi

Gesù si sposta tra un luogo e l’altro della sua terra per incontrare gli uomini, ha sete di incontrare le persone e questa sete lo porta a fermarsi anche in una terra come la Samaria, abitata da gente idolatra, con cui un bravo israelita non ha niente a che fare. Si ferma ad un pozzo perché è il luogo dove si incontrano le persone, è il centro del villaggio, si ferma però a mezzogiorno che è il momento del massimo deserto perché tutti sono presi dalle attività quotidiane e il calore a quell’ora si fa pungente. E’ il momento in cui puoi incontrare gli irregolari, quelli che sono isolati dagli altri e si recano al pozzo quando sono certi di trovare minore affluenza. Sono proprio costoro, gli emarginati, quelli che Gesù è venuto a cercare, per questo motivo non disdegna di fermarsi a parlare con la samaritana, una donna e per di più un’adultera, una irregolare che vive nel peccato sotto gli occhi di tutti ed è passibile di condanna per legge.

Dono da chiedere nella preghiera

  1. Sentire e gustare la “sete” di Gesù,ovvero il suo desiderio di incontrare ogni persona
  2. Gustare il dono dell’acqua viva, il suo Spirito, che lui ci ha donato

Gv 4

[1]Quando il Signore venne a sapere che i farisei avevano sentito dire: Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni [2] -sebbene non fosse Gesù in persona che battezzava, ma i suoi discepoli- , [3]lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. [4]Doveva perciò attraversare la Samaria. [5]Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: [6]qui c’era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. [7]Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: “Dammi da bere”. [8]I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. [9]Ma la Samaritana gli disse: “Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?”. I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. [10]Gesù le rispose: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva”.

[11]Gli disse la donna: “Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest’acqua viva? [12]Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?”. [13]Rispose Gesù: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; [14]ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”. [15]”Signore, gli disse la donna, dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua”. [16]Le disse: “Và a chiamare tuo marito e poi ritorna qui”. [17]Rispose la donna: “Non ho marito”. Le disse Gesù: “Hai detto bene “non ho marito”; [18]infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero”. [19]Gli replicò la donna: “Signore, vedo che tu sei un profeta.

[20]I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”. [21]Gesù le dice: “Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. [22]Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. [23]Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. [24]Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità”. [25]Gli rispose la donna: “So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa”. [26]Le disse Gesù: “Sono io, che ti parlo”.

[27]In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: “Che desideri?”, o: “Perché parli con lei?”. [28]La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: [29]”Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?”. [30]Uscirono allora dalla città e andavano da lui.

[31]Intanto i discepoli lo pregavano: “Rabbì, mangia”. [32]Ma egli rispose: “Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete”. [33]E i discepoli si domandavano l’un l’altro: “Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?”. [34]Gesù disse loro: “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. [35]Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che gia biondeggiano per la mietitura. [36]E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. [37]Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. [38]Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro”.

[39]Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: “Mi ha detto tutto quello che ho fatto”. [40]E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. [41]Molti di più credettero per la sua parola [42]e dicevano alla donna: “Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”.

Punti per la meditazione

Il pozzo è il luogo a cui si va per dissetarsi, e il racconto è tutto giocato sul desiderio dell’acqua, perché ci sono due tipi di acqua che dissetano la vita dell’uomo, una è quella fisica che tutti ben conosciamo e che sazia l’arsura del corpo, senza acqua non possiamo vivere molto a lungo, è una necessità vitale che si fa massima negli orari di maggior calore. Ma c’è un’altra sete altrettanto profonda e a volte ancor di più, che è quella sete interiore di quando ci sentiamo vuoti, nei mezzogiorni della nostra vita, i momenti di massimo prosciugamento dalle fatiche dell’esistenza in cui ci sembra di non farcela a proseguire il cammino. C’è un equivoco infatti nella conversazione tra i due, tutto giocato su questo tema della sete: la donna può appagare la sete fisica del Maestro come pure la propria sete, ma c’è una sete più profonda nel cuore dell’uomo che è quel bisogno di capirci qualcosa, di trovare un senso, di venire a capo dei nodi aggrovigliati della nostra esistenza, una sete che si fa solitudine e dolore quando non troviamo le risposte che cerchiamo nel nostro cammino, e che la donna certamente ben conosce, frutto della propria storia segnata dal peccato. Quella sete profonda di qualcuno che ci sia Amico, che ci sia accanto come aiuto a trovare un senso per la nostra storia.

Gesù Maestro si fa bisognoso di acqua nei confronti della donna non perché non riesca a pigliarsela da solo dal pozzo, ma per poterla incontrare, perché riconosce nell’animo della donna una sete profonda, rispecchiarsi nella propria sete di incontrare le persone, di saziarle con il dono della Parola, di aiutarle a incontrare Dio come amico dell’uomo e non giudice severo, un Padre che dona un senso al nostro cammino e rinnova la nostra speranza. Gesù è totalmente abitato dalla sete di donare la buona notizia agli uomini, di riversare il suo amore nella donna samaritana ferita, e allora si fa bisognoso di acqua perché ha scelto di entrare così nella vita degli uomini, in modo mite, senza imporsi ma facendosi bisognoso di tutto, proprio come ha fatto con i propri genitori, con la madre Maria da cui è dipeso per tutti i primi anni di vita.

L’equivoco sta nel comprendere qual è l’acqua che davvero disseta, perché se uno incontra quest’acqua della Parola che viene dall’alto, essa zampilla e disseta senza cessare mai, sazia non il corpo ma il cuore dell’uomo assetato di vita, di relazioni piene, solo quando sono in una relazione viva con qualcuno mi sento pienamente vivo. La donna si illumina perché Gesù ha messo in luce il desiderio profondo del proprio cuore, ma riconosce di non essere degna di questo dono perché irregolare e peccatrice, Gesù però le toglie gli scrupoli perché proprio per i peccatori è venuto, non per quelli che sono sazi e già a posto con la propria coscienza, di certo essi non hanno sete di una parola viva.

La donna colpita dalle parole del Maestro corre al villaggio per chiamare altri, è il segno chiaro che la buona notizia l’ha raggiunta profondamente e ha messo in moto la conversione del cuore, il cambiamento di orizzonti dal guardare solo a me stesso, quindi ad una realtà peccatrice, al volgersi verso Cristo, il Salvatore venuto proprio per noi, ad abbracciarci quando ancora siamo peccatori, a portarci la buona notizia che la salvezza è Lui, l’amico degli uomini. La samaritana corre perché l’annuncio della parola l’ha rimessa in moto, l’ha rimessa in gioco nel mondo delle relazioni umane che prima evitava per paura del giudizio altrui, ora invece corre perché è stata toccata personalmente e quando abbiamo incontrato il Signore della vita subito siamo investiti in pieno dal desiderio di diventare comunicatori della buona notizia agli altri.

L’incontro con la samaritana è avvento al Pozzo di Giacobbe. Anche lui ha fatto un’esperienza simile alla samaritana. Giacobbe aveva fregato la primogenitura al fratello Esaù con la complicità per giunta della madre. Il fratello vuole vendicarsi e lui deve fuggire. Mentre sta andando verso Carran in fuga dal fratello e dalla propria verità, si ferma in una località Betel dove ha un sogno: “una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo: ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa” (Gen 28,12). Giacobbe capisce che nonostante tutte le sue malefatte, Dio gli ha accordato la sua benedizione, perché Dio, non sceglie i migliori, ma ha come una sorta di predilezione per gli irregolari, perché sa che sono le persone che soffrono di più. Lui, come molti secoli dopo la samaritana, fanno la stessa sconvolgente esperienza: “Certo il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo” (Gen 28,16).