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Le beatitudini

tratto da M. Tibaldi, La porta del cielo. Meditazioni per la preghiera nella terra del Santo, ETS Milano 2013, 54 -57.

Dono da chiedere nella preghiera:

  1. Scoprire che Gesù per primo ha vissuto nello spirito delle beatitudini
  2. Gustare le beatitudini come lampada per i propri passi.

Il testo: Mt 5, 1-18

[1] Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. [2] Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:

[3] ”Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
[4] Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
[5] Beati i miti, perché erediteranno la terra.
[6] Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,perché saranno saziati.
[7] Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
[8] Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
[9] Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
[10] Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
[11] Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.

[12] Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi. [13] Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. [14] Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, [15] né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. [16] Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli. [17] Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. [18] In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto.

Punti per la meditazione

  1. I poveri di spirito non indica tanto una categoria economica. Si tratta dei poveri di Israele, di coloro che consapevoli della loro pochezza tutto si aspettano da Dio. Non è l’atteggiamento di rinuncia, perché ci vuole coraggio ad ammettere che non si ha nulla da dare in cambio a Dio e ci vuole molta umiltà per chiedere ciò di cui abbiamo bisogno. Maria e Giuseppe, Simeone e Anna, Zaccaria ed Elisabetta e i dodici sono per noi un esempio di questo atteggiamento fondamentale della vita cristiana.
  1. Ci sono due tipi di afflizione: una senza speranza e l’altra che indica invece una via all’interno della sofferenza. La prima è quella di Giuda che una volta smascherato nel suo tradimento si chiude in un’afflizione che rifiuta la consolazione e che lo condurrà inevitabilmente alla L’altra è invece quella di di Pietro che, dopo aver rinnegato Gesù, cala la maschera della presunzione e accetta il perdono. Alla fine l’ultima e definitiva consolazione sarà “quando sarà privato del potere ‘l’ultimo nemico’ , la morte (1Cor 15,26) con tutti i suoi complici” Tutto ciò “ci lascia intravedere quale consolazione il Signore tenga in serbo per tutti gli afflitti e i sofferenti di questo mondo” (Ratzinger, Gesù, 113).
  1. La terza beatitudine riguarda i miti a cui è promessa in eredità la terra. Nell’Antico Testamento, Mosè è definito “un uomo molto mansueto, più di chiunque altro che è sulla terra” (Nm 12,3). Nel Nuovo, Gesù incarna alla perfezione questo atteggiamento: “prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29). Tutte le volte che Dio ci appare violento, sgarbato, insensibile, pensiamo a Gesù che ce ne ha svelato il volto, ce ne ha svelato l’infinita mitezza e misericordia. A chi è come loro è promessa la terra, perché alla lunga coloro che restano non sono i violenti con i loro idoli, ma i miti con la loro dolce forza.
  1. Avere fame e sete della giustizia implica un non arrendersi al male, smettere di voltare la testa dall’altra parte. È la beatitudine di chi non si rassegna al dilagare del male o della banalità. Implica la capacità di saper ascoltare in profondità il proprio cuore, perché in esso Dio parla ad ogni uomo, spingendolo a cercare la giustizia che, prima di tutto, significa avere il giusto rapporto con Dio. Un modello di questo comportamento sono i Magi, che non hanno smesso di cercare la verità e Giuseppe, uomo giusto che si pone in attento ascolto della volontà di Dio.
  1. I misericordiosi sono le persone che sanno compatire, che sanno sentire il dolore degli altri come proprio e in base a questo agiscono. È l’atteggiamento che troviamo nella parabola del buon samaritano, che alla vista dell’uomo ferito “ne ebbe compassione” (Lc 10,33). Non ci basta essere soccorsi, ciò che fa la differenza è sentirsi capiti, percepire che l’altro è solidale con noi. È questo l’atteggiamento di Gesù nei nostri confronti ed è questo l’atteggiamento che ci invita ad assumere.
  1. La purezza del cuore è la lente necessaria per vedere Dio. Dio eccede le forze della nostra ragione, per questo tutta la nostra persona deve essere coinvolta per poterlo riconoscere: la ragione, la volontà, gli affetti. L’armonia tra questi è la purezza di cuore. In parte essa è un dono, perché spesso noi siamo offuscati dal peccato che ci impedisce di vedere con chiarezza. Il primo passo verso la purezza è però averne il desiderio, chiederla in dono da Dio che non la rifiuterà.
  1. Gli operatori di pace sono detti beati, perché per portare la pace agli altri occorro possederla nel proprio cuore. L’ inimicizia con Dio, con il fratello, con la terra sono le conseguenze del peccato. La grazia che cancella ogni peccato ci riconcilia con Dio, donando la pace del cuore, germe di unità nel rapporto con l’altro che ci vive accanto e con il lavoro che ci è stato affidato. Per questo motivo chi è nella pace è già figlio di Dio, in quanto ha riscoperto il volto del Padre. Non a caso,  nelle apparizioni del risorto la prima parola che questi porta è “Pace a voi” (Gv 20,19).
  2. C’è infine una beatitudine connessa con l’incontrare le persecuzioni. Gesù non vuole lasciarci nell’ingenuità. Amare la luce e la vita significa stanare inevitabilmente l’opposizione delle tenebre e della morte. Lui però le ha già sconfitte e ci invita a sperimentare la forza della sua risurrezione all’opera anche nelle situazioni in cui il male sembra accanirsi contro di noi.