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Le vicende della Santa Croce

di Marco Tibaldi

Secondo la leggenda  fu Elena, madre dell’imperatore Costantino, a ritrovare nel 326 le reliquie della santa croce. Recatasi ormai ottantenne a Gerusalemme su invito di Macario vescovo di Aelia Capitolina, il nome che designava per volere  dell’imperatore Adriano Gerusalemme dopo la rivolta giudaica del 132-135 d.C. ritrovò tre “mistiche spelonche”: un sepolcro scavato nella roccia sotto il tempio di Giove che lei fece demolire, dove si riteneva da antica tradizione che fosse stato sepolto Gesù, la grotta sul monte degli Olivi dove si ricordava l’insegnamento di Gesù relativo al Padre nostro e la grotta di Betlemme sotto ad un bosco sacro dedicato ad Adone. Accanto al sepolcro gerosolimitano all’interno di una cisterna romana abbandonata, visitabile ancora oggi, furono ritrovate le tre croci. Quella di Gesù fu riconosciuta dal miracolo che  fece di resuscitare un defunto al suo contatto. Smembrata in tre parti una rimase a Gerusalemme un altra fu portata a Costantinopoli e una terza in Roma nella basilica di santa croce in Gerusalemme.

Dal punto di vista storico sappiamo che sulla roccia del calvario, tolti i detriti del tempio di Venere fu  eretta una croce che divenne meta di pellegrinaggi. Come nota Cardini “Non fu innovazione da poco, anzi fu atto rivoluzionario l’introduzione tra le genti dell’impero romano dell’adorazione della croce: essa come simbolo d’un supplizio abietto  e disonorante, ispirava probabilmente orrore e repulsione anche ai cristiani. Nella simbolico catacombale e paleocristiana, infatti,  la croce  figura raramente e sempre dissimulata: prevalgono altri segni, come il pesce (l’ichtous greco acrostico della frase appunto greca che suonava “Gesù cristo, Figlio di Dio, Salvatore”) il canestro dei pani, L’Agnello, Il Buon Pastore, il tralcio d’uva, l’anfora o il calice simboli dell’acqua di Vita, la fenice simbolo di risurrezione, il chrismon (cioè il bigramma costituito dalle due lettere greche ro e chi, iniziali della parola Christos)” (Gerusalemme. Una storia, Il Mulino, Bologna 2012, 72).

Successivamente il Golgota, il luogo della crocifissione fu considerato il centro del mondo. Mentre per gli ebrei lo è il Moria e il tempio secondo la profezia di Ezechiele che colloca Gerusalemme “nel mezzo delle nazioni” “al centro della terra” (Ez 5,5; 38,12). Cirillo che poi diventerà vescovo di Gerusalemme nelle sue Catechesi, nel 347,  commentando il Sl 73,12 afferma che il Calvario è il centro della terra. Concetto ribadito anche da sant’Ilario a da sant’Ambrogio per il quale la croce era stata piantata esattamente nel luogo dove era stato sepolto Adamo.

In seguito le reliquie della santa croce andarono disperse durante l’occupazione di Gerusalemme da parte del persiano Cosroe (Kushraw II) nel 614 che risparmiò Betlemme perché riconobbe nella facciata un mosaico con l’adorazione dei magi vestiti come i dignitari di corte persiani, ma non i luoghi sacri di Gerusalemme. Durante la durissima occupazione persiana molti cristiani con il patriarca Zaccaria furono deportati a Ctesifonte con anche le reliquie della Vera croce, custodita nella basilica dell’Anastasis, mentre altre reliquie dell’ultima cena come il calice furono disperse. La croce fu recuparata dall’imperatore bizantino Eraclio che sarebbe rientrato scalzo portandola sulle spalle come un nuovo Gesù nel 630 a Gerusalemme passando per la porta Shusan, identificata come la porta da cui sarebbe entrato in Gerusalemme Gesù la domenica delle Palme. Forse la porta a due arcate, ancora oggi visibile anche se murata, probabilmente fu costruita proprio in onore della visita di Eraclio.

Eraclio e Costantino con le rispettive vittorie sul Ponte Milvio a Roma e a Ctesifonte furono messi in parallelo nella legenda Aurea di Giacomo da Varazze, che è stata la fonte nel Quattrocento per il ciclo di affreschi di Piero della Francesca nella basilica aretina di San Francesco.

Le reliquie della croce furono poi riportate dallo stesso Eraclio a Bisanzio dopo la sconfitta al fiume Yarmuk ad opera delle truppe musulmane. Nel 638 Umar ibn al Khattab entrava a Gerusalemme.