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Nazaret
Basilica dell’Annunciazione

Il mistero dell’Incarnazione prende avvio in questo luogo con l’annuncio dell’angelo Gabriele a Maria, una giovane donna di Nazaret in Galilea.

Nazaret, “da cui Cristo fu chiamato Nazareno, e anche noi… eravamo detti in antico Nazareni” (Eusebio di Cesarea, inizio IV sec.), si trova già inserita nell’itinerario dei luoghi santi proposto da san Girolamo alla matrona romana Marcella (fine del IV sec.): “Andremo a Nazaret e vedremo, secondo ciò che significa il suo nome, il fiore della Galilea”. Dal pellegrino anonimo di Piacenza (circa 570 d.C.) abbiamo notizia dell’esistenza di una chiesa costruita sul luogo stesso della casa di Maria. La modesta chiesa bizantina (V sec.) fu sostituita in epoca crociata (XII sec.) con una grande basilica, che il califfo Baybars fece demolire nel 1263. A proteggere la grotta dell’Annunciazione rimase solo una piccola cappella “in memoria dell’umiltà e della povertà”, come si esprime il frate domenicano Ricoldo di Monte Croce (1294).

La basilica inferiore custodisce i ricordi più sacri. La grotta dell’Annunciazione subì numerosi adattamenti lungo i secoli, ma in origine faceva parte di un complesso abitativo i cui resti si estendono a nord della basilica attuale. Un’altra grotticella, con pitture e graffiti lasciati dagli antichi pellegrini sulle pareti, l’affianca a ovest. Pavimenti musivi, dove più volte si vede rappresentata la croce in diverse forme, ornavano un edificio di culto che ha preceduto la basilica bizantina (chiesa-sinagoga, III-IV sec.). Di questi più antichi edifici facevano parte elementi architettonici, rinvenuti fuori posto, che mostrano segni e graffiti di carattere religioso, tra i quali è da segnalare quello del “Ch(air)e [Ave] Maria”. I graffiti sono conservati nel museo del santuario dove sono esposte anche le sculture provenienti dalla basilica crociata, in particolare i cinque magnifici capitelli ritrovati nell’area del vecchio convento francescano.

I francescani entrarono in possesso del santuario nel 1620, grazie all’opera del Custode di Terra Santa Tommaso Obicini e alla benevolenza dell’emiro druso Fakhr ed-Din, principe di Sidone. Nel 1730 poterono edificare una piccola chiesa che, con qualche modifica, rimase fino al 1954. In quell’anno si decise di procedere a una serie di scavi archeologici, condotti da p. Bellarmino Bagatti, e all’edificazione dell’attuale basilica, inaugurata nel 1969 (arch. G. Muzio).

Tratto da “Sulle orme di Gesù, guida ai santuari di Terra Santa”, Edizioni Terra Santa, Milano – pp. 25-30