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Al Getzemani

di Marco Tibaldi

(tratto da M. Tibaldi, La Porta del cielo, ETS, Milano 2013)

Dono da chiedere nella preghiera

  1. Restare vicino a Gesù che soffre per me
  2. Conoscere e sperimentare la forza del suo amore per me, che è disposto a qualsiasi sofferenza e sacrificio

Mt 26

[36]Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: “Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare”. [37]E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. [38]Disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me”. [39]E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”. [40]Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano.

E disse a Pietro: “Così non siete stati capaci di vegliare un’ora sola con me? [41]Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”. [42]E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: “Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà”. [43]E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti. [44]E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. [45]Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: “Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l’ora nella quale il Figlio dell’uomo sarà consegnato in mano ai peccatori. [46]Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina”.

Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: Quello che bacerò, è lui arrestatelo!. E subito si avvicinò a Gesù e disse : Salve Rabbì !e lo baciò. E Gesù gli disse: amico per questo sei qui.»

Il contesto dell’episodio

Dopo il drammatico e caloroso confronto con i discepoli avvenuto nel cenacolo, Gesù si reca come di consueto al Getzemani. Qui si ritira in preghiera per prendere o meglio rinforzare la decisione di andare fino in fondo. L’idea di dover morire per chi ti sta tradendo è molto dura da accettare ma Gesù, senza neanche il conforto dei discepoli va avanti per realizzare il piano che lui e il Padre da sempre avevano stabilito: ristabilire per l’uomo quell’amicizia che era stata rifiutata con il peccato originale

Punti per la meditazione

Cominciò a provare tristezza e angoscia. Gesù è il Figlio di Dio incarnato, vero Dio e vero uomo. La sua divinità unita mirabilmente all’umanità non gli impedisce di soffrire realmente. Come dice la lettera agli Ebrei “non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato” (Eb 4,14). Gesù sa cosa vuol dire sentire il morso della tristezza e dell’angoscia. Anzi lui che è senza peccato sente le conseguenze del peccato in un modo per noi inimmaginabile. Una macchia su un vestito grigio si vede meno che su un vestito bianco. Ha voluto provare fino in fondo l’amarezza della lontananza da Dio per poterci riconciliare ‘da dentro’. La sua non è una salvezza che viene da fuori della nostra umanità ma dal suo centro. Per questo ha un ‘efficacia unica.

Restate qui e vegliate con me. Gesù sa chiedere aiuto, non vuole fare tutto da solo, da quando ha istituito i dodici vuole dei collaboratori. Ci ha trattato da amici e come dice il proverbio gli amici si vedono nel momento del bisogno… Fa parte della sua passione scoprire che è solo a doverla affrontare. Anche i discepoli con cui aveva condiviso esperienza molto intense, come Pietro e i due figli di Zebedeo, si addormentano. La loro non è una stanchezza fisica. Davanti alla morte non reggono la tensione e preferiscono non pensare, non vedere, anche a costo di lasciare solo Gesù, che pure ha chiesto loro esplicitamente di rimanere con lui.

Padre mio. Nel Getsemani Gesù è in colloquio intimo con il Padre che non è assente né distratto, ma partecipa con trepidazione alle vicende del Figlio. Questi però da ora in avanti deve percepire anche tutta l’assenza del Padre che si trova nella situazione che sta affrontando. Essere solidale con i peccatori, condividere la loro sorte vuol dire infatti assaporare l’amaro calice della lontananza da Dio. Questo è forse l’ostacolo più grande che Gesù ha dovuto affrontare: lui che è il Figlio prediletto deve sperimentare per essere solidale con noi l’amarezza della lontananza da Dio. Gesù sente tutto il peso della situazione simboleggiata nel calice che deve essere bevuto, però, per amore nostro, è disposto a fare la volontà del Padre che ora è sperimentata nella nuda obbedienza.

E Gesù gli disse amico. Dopo l’offerta della sua volontà la Padre Gesù è pronto. Arriva una folla con spade e bastoni con a capo Giuda che nonostante l’offerta di amore ricevuta nel cenacolo non ha desistito dal suo piano. Come mai? Come mai Giuda non ferma il tradimento, nonostante ora sappia che Gesù è dalla sua parte, che è suo amico, che non lo ha mai abbandonato come lui supponeva e che addirittura è disposto a morire per lui? Probabilmente nel suo cuore si sono agitati sentimenti contrastanti su cui ha però prevalso l’incredulità, per questo Giuda continua ad andare avanti nel suo piano. Giuda non si fida ancora di Gesù ma Gesù si fida di lui e continua a chiamarlo “amico” con un intensità che cresce in proporzione all’aggravarsi della situazione.