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I Nabatei

Kaswalder – E. Bosetti, Sulle orme di Mosè, EDB, Bologna 2000 pp. 131-133

Periodi della storia nabatea

La storia del regno nabateo viene divisa in quattro periodi principali. Il primo periodo corre dal 4° al 1° secolo a.C. A questa fase risalgono le prime iscrizioni nabatee e la formazione del regno con Areta I conosciuto dall’iscrizione di Elusa, del 168 a.C. Era alleato di Giuda e di Gionata Maccabei (vedi 1 Mac 5, 24-28; 2Mac 12,10-12). Di Rabbeel I non si conosce niente. Di Areta II (verso il 100 a.C.) si ricorda la guerra con Alessandro Ianneo per il controllo di Gaza.

Segue un momento di decadenza tra il 100 e il 30 a.c. In questo periodo si registra la guerra di Oboda I (93-85 a.C.) per il possesso della Moabitide e del Golan. E le guerre contro gli ultimi seleucidi. Alla sua morte il re Oboda I venne deificato. Areta III (85-62 a.C.) si impadronì di Damasco; ma poi si scontrò con Pompeo. Il regno nabateo divenne da quel momento uno stato satellite di Roma. Malico I (58-30 a.C.) si dovette destreggiare con alleanze spericolate prima con Gabinio, poi con Cesare, poi con i Parti. Perse il controllo della Moabitide e di Filadelfia/Amman contro Erode il Grande. Fu alleato di Ottaviano per conto del quale distrusse la flotta di Cleopatra nel golfo di Clysma/Suez. Segue il periodo intermedio che si estende dal 30 a.C. fino al 70 d.C. Il re Oboda III fu amico sia di Erode il Grande sia di Roma che aiutò nella campagna contro gli arabi del sud. Il periodo più felice e glorioso della stori nabatea coincide col regno di Areta IV (9 a.C. – 40 d.C.). In quest’epoca fu abbellita Petra e furono ricostruite le città del Negev. Il regno di Malico II (40-70 d.C.) è poco conosciuto.

Segue l’ultimo periodo della storia nabatea dal 70 al 150 d.C. Il regno di Rabbeel II (70-106) vide il trasferimento della capitale nabatea da Petra a Bosra di Siria, segno della fine imminente. Alla morte di Rabbeel II seguì la fine dell’indipendenza dei nabatei. Nel 106 l’imperatore Traiano dichiarò la Nabatea Arabia Adquisita, e la incorporò nella nuova Provincia Arabia.

Religione e cultura dei nabatei

Nel corso della loro storia e in seguito al contatto con altre culture, i nabatei hanno accettato nel loro panteon molte divinità. Si parla quindi di una religione sincretista. A quelli di origine locale come Du-Sharah e Oboda, soo stati aggiunti gli dèi provenienti dalle religioni di Egitto, Grecia e Persia. Altra caratteristica della religione nabatea è l’aniconismo, ossia l’assenza di immagini. Solo la presenza di elementi ellenistici o classici ha permesso di introdurre immagini di alcuni dèi, come Atargatis.

I luoghi di culto nabatei trovati negli scavi sono ormai tantissimi. Solo a Petra sono stati individuati ben 17 santuari, e ben 50 edifici sacri sono stati trovati in altri siti nabatei. Un elemento tipico della religione nabatea è l’idolo in pietra (betylo). Tra i simboli religiosi molto frequenti sono frequenti sono la nefesh funeraria, i motivi dell’aquila, del serpente, gli occhi, la medusa, gli altari con le quattro corna e le nicchie.

La lista delle divinità venerate dai nabatei è molto lunga. I principali dèi erano Du-Shara che corrisponde a Zeus Hagios e Dionisio; al-Uzza che corrisponde a a Atargatis e Afrodite; Allat (corrisponde ad Atena); al-Kutba che corrisponde a Hermes; Baal-Shamin che corrisponde a Helios; Iside la dea egiziana; Oboda, detto anche Zeus Oboda e Oboda Theos, il re nabateo divinizzato; l’antico dio edomita Qows e molti altri.

La cultura greca prevedeva statue e raffigurazioni umane. Al contrario la cultura nabatea di origine semita era contraria. Si registrano due reazioni iconoclaste contro l’influsso greco al tempo di Areta IV e dopo l’annessione della Nabatene alla Provincia Arabia.

Già Strabone aveva precisato che l’arte nabatea era priva di figure: “Sculture, pitture e immagini plasmate non sono di casa presso i nabatei”. Si usa definire l’arte dei nabatei come astratte e aniconica. L’archeologia conferma questa tesi per quanto riguarda la religione, la ceramica, i gioielli.

Tuttavia sono state trovate statue e prove di arti figurative in alcuni centri nabatei, dovute – sembra- al fatto che nella società nabatea convivevano anche elementi non semiti, ma di origine e cultura greca o romana.

I Padri della chiesa hanno spesso legato i tre re magi dei Vangeli dell’infanzia di Gesù (Mt 2, 1-12) con l’Arabia, a motivo della mirra e dell’incenso. Alcuni studiosi moderni, riprendendo questa ipotesi, sostengono che i magi erano dei sapienti nabatei.

Non si hanno notizie di conversione di nabatei al cristianesimo fino al periodo bizantino inoltrato. Ad esempio si nota al concilio di Nicea del 325 hanno partecipato i vescovi di Bosra, Filadelfia e Aila, ma nessun vescovo della Nabatene. Solo dopo il 4°secolo furono costruite chiese a Petra e negli altri centri nabatei.

Si conoscono circa 4.000 testi in lingua nabatea, che è all’origine della lingua araba classica. La lingua nabatea deriva dall’aramaico imperiale del periodo persiano, adattato al dialetto arabo antico. Dopo il 106 d.C. non si conoscono più iscrizioni nabatee, tranne che in regioni di periferia dove piano piano i nabatei si erano dispersi, come il Sinai, l’Arabia del nord e l’Hejaz. L’ultima iscrizione nabatea è datata al 356 d.C.

I nabatei si scrivevano però; forse a motivo del commercio, anche in varie lingue quali il safaitico, il thamudico, il greco (cf. le iscrizioni bilingui). Dall’uso di varie lingue e scritture si deduce che nella cultura nabatea sono confluite le culture di popoli antichi che hanno continuato a sopravvivere sotto l’egemonia come gli idumei, le tribù del nord-Arabia e del Negev.