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Al Santo Sepolcro

di Marco Tibaldi

(tratto da M. Tibaldi, La Porta del cielo, ETS, Milano 2013)

Dono da chiedere nella preghiera

  1. Guardare il modo di morire di Gesù per poter scoprire la buona notizia della sconfitta delle nostre paure.

Lc 23

[32]Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori per essere giustiziati. [33]Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. [34]Gesù diceva: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”. Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte.

[35]Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: “Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto”. [36]Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell’aceto, e dicevano: [37] “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. [38]C’era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.

[39]Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!”. [40]Ma l’altro lo rimproverava: “Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? [41]Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”. [42]E aggiunse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. [43]Gli rispose: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”.

[44]Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. [45]Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. [46]Gesù, gridando a gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Detto questo spirò.

[47]Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: “Veramente quest’uomo era giusto”. [48]Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto. [49]Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti.

L’episodio nel contesto

Nel cuore di Gerusalemme, nella Basilica del Santo Sepolcro tutta la storia trova il suo compimento. Gesù muore, viene deposto nel sepolcro dopo tre giorni risorge, come testimonia innanzitutto la sua tomba vuota. La sua morte come anche la sua passione è raccontata con molti particolari. Noi infatti siamo ‘esperti del morire’ per questo vedere come Gesù muore è fondamentale per poter scoprire il cuore pulsante della buona notizia: la sua capacità di sconfiggere la paura del morte proprio morendo in un certo modo. Cerchiamo di osservare questo momento attraverso la vicenda dei due malfattori che sono crocifissi con lui, senza dimenticare “l’amico” Giuda.

Punti per la meditazione

Venivano condotti insieme con lui… cominciamo a metterci nei panni di uno dei due uomini che si trovano a dover subire il tremendo supplizio insieme a Gesù, il ‘buon ladrone’ è stato definito. In realtà fino a quel punto della sua vita troppo buono non era stato, vista la situazione in cui era andato a ficcarsi: il supplizio della croce non era usato dagli ebrei ma dai romani, ed era un supplizio riservato agli schiavi, ai cittadini non romani, e ad uomini che avessero compiuto azioni particolarmente odiose, come avrà vissuto quell’uomo fino a quel giorno, cosa potrebbe aver fatto? Qual è stata la sua storia? Probabilmente un uomo violento, arrabbiato, un ‘malvivente’ che ha cercato di vivere felici, come fanno tutti, però con i mezzi sbagliati fino a quando un giorno la realtà gli ha presentato il conto, ed è stato arrestato, processato condannato e gettato in carcere a marcire in attesa dell’esecuzione della condanna.

Per essere giustiziati… Un certo giorno, con i modi sbrigativi dei soldati romani vengono trascinati fuori dalla prigione per essere giustiziati. Immaginare i sentimenti dei due malviventi quando usciti dal carcere devono affrontare due ali di folla che gridano contro di loro, e farsi strada a fatica mentre la gente li insulta e li offende, portando sulle spalle il patibulum, la trave trasversale della croce, fino al luogo dell’esecuzione dove si trova già infisso il tronco verticale. L’esecuzione del condannato deve avvenire in un luogo pubblico, aperto, per avere il massimo di risonanza pubblica in modo che sia di monito per tutti. Ma l’interesse della folla è diretto soprattutto verso un terzo uomo, ridotto male, una maschera di sangue, e tutti che gli gridano: “Crocifiggilo!”. Quali saranno invece i sentimenti di Gesù? La sua pelle è martoriata, il suo onore finito, un uomo da buttare via, deriso, insultato schernito: dolore, sofferenza, angoscia grande, la paura di perdere la vita.

Quando giunsero al luogo detto cranio… Il supplizio della croce è atroce perché la persona va incontro ad una agonia lenta e molto dolorosa, la morte non subentra subito ma giunge lentamente per soffocamento, quando il condannato non riesce più a far leva sulle caviglie inchiodate per sollevare il torace e riuscire ad inspirare aria. La collinetta del Golgota subito fuori le mura di città è il luogo ideale dove i romani hanno predisposto per comminare questo supplizio. Proprio perché tipica dei romani, la croce era ancor più per gli ebrei un abominio: rappresentava il segno dell’abbandono di Dio, della punizione del popolo per la sua infedeltà. Per i capi del popolo è assolutamente inconcepibile che il Messia possa finire in croce, perché c’è un passo del Deuteronomio che dice che è maledetto colui che pende dal legno (Dt. 22, 22-23). Perciò questa pena è il chiaro segnale che Gesù non può avere nulla a che fare con Dio, anzi è ciò che di più è lontano da lui, il maledetto. Nessun uomo può essere e proclamarsi figlio di Dio, la fine ignominiosa è anche l’umiliazione delle sue pretese divine, dalla fine che sta facendo si può vedere in modo ben chiaro che Dio lo ha abbandonato e non ha niente a che fare con lui.

Gesù diceva: “Padre, perdonali…” Gesù si rivolge al Padre non per chiedere qualcosa per se stesso, ma per intercedere per color che lo stanno martoriando. Cosa avranno pensato i due malfattori al sentire queste parole? O i soldati con il centurione di guardia che hanno crocifisso già tante persone e tutte in questo momento o gridano la loro disperazione o tacciono atterrite o li insultano come ultimo sfogo della loro rabbia prima di morire. Come mai costui invece prega per loro? Come mai ha un gesto di benevolenza nei loro confronti assolutamente gratuito?
Uno lo insultava… l’altro lo rimproverava. La morte di Gesù comincia a produrre i primi effetti. Uno dei due malfattori insulta Gesù, come la folla che sta ai piedi della croce: “Non sei forse il salvatore? Salva te stesso e noi!” È quello che chiede anche la folla in mezzo alla derisione c’è il desiderio che Gesù si fermi che interrompa quell’orribile sofferenza, lui che non ah fatto nulla per meritarselo. L’altro malfattore invece comincia a capire. “Noi giustamente” abbiamo dato la morte e ora ci viene restituita, ma costui non ha fatto nulla di male.

Ricordati di me… il comportamento di Gesù, pur risentendo di tutta la sofferenza procuratagli dalla flagellazione, dai colpi dei soldati, dal trasporto della croce e dalla crocifissione, lasciava trasparire una paradossale padronanza della situazione, come se lui stesse sì subendo dei patimenti, ma non passivamente, per esservi rimasto incastrato, ma per averlo scelto! E allora è qui che a poco a poco almeno uno dei ha cominciato a capire che Gesù è lì anche per lui, anzi forse si è lasciato sprofondare così in basso tanto da “essere annoverato con i malfattori” come dice la profezia di Is. 53, perché anche per loro ha un messaggio importante: l’annuncio della buona notizia della vicinanza del regno, della sua vicinanza.

Quando sarai nel tuo regno… è l’annuncio della sua venuta, di colui che restaura la ‘signoria ‘ di Dio tra gli uomini, che Gesù vuole portare anche a questi che sono tra gli ultimi degli uomini. Annunciare la signoria di Dio, l’avvento del suo regno significa annunciare e dimostrare che nulla può impedire a Dio di esercitare il suo potere. Questi però non si identifica in un nuovo progetto politico, o in una diversa organizzazione dello stato, ma coincide con l’amore totale per ogni uomo. Questo proclama non viene argomentato con sottili dottrine, ma con la testimonianza di una persona: Gesù, l’inviato di Dio. E la prova più grande dell’avvento del regno di Dio consiste nel far vedere che colei che viene ritenuta dagli uomini la vera padrona del creato, la morte e la paura ad essa connessa, non ha più potere su di lui. Per questo Gesù accetta di subire tutti i numerosi patimenti che gli vengono inflitti, per dimostrare che nulla lo può separare dall’essere in comunione e amicizia con ogni uomo, anche con il più abietto ‘malfattore’. Questo modo di fare di Gesù consente di riaprire le porte del paradiso che si erano chiuse a causa del peccato. Il paradiso, infatti, non è tanto andare in un altro luogo, ma rimanere in lui e con lui.

Come mai Gesù pur potendolo non scende dalla croce? Cosa avrebbe visto Giuda se Gesù si fosse fermato ed avesse in un qualche modo bloccato la sua esecuzione? Avrebbe visto che in fondo anche Gesù non era disposto ad andare veramente fino in fondo, proprio fino alla morte, nel suo progetto di rimanergli fedele nonostante il suo tradimento. Si sarebbe cioè trovato un punto capace di bloccare anche la forza di Gesù: forse il dolore fisico prolungato, o gli insulti ripetuti, o forse il senso di abbandono da parte dei sui discepoli fino a quello del Padre stesso! («Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato!» Mc 15,34). Gesù, invece, è veramente disposto ad andare fino in fondo come attesta il suo rimanere sulla croce.

Solo così sconfigge, una volte per tutte, quell’insieme pauroso di esperienze di morte che si erano concentrate su di lui per ‘separarlo’ da Giuda e da tutti gli altri. Per questo solo vedendo Gesù «spirare in quel modo» si può riconoscere che in lui la morte non ha più presa, poiché questa, pur con tutti i suoi tentacoli, non gli ha impedito di rimanere fedele agli uomini ed al progetto del Padre. Questo è ciò che intuisce il centurione che «vedendolo spirare in quel modo» (Mc15,39) riconosce in lui la presenza del Figlio di Dio.