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Edicola del Santo Sepolcro
Calvario

La basilica del Santo Sepolcro racchiude le memorie delle ultime ore del Signore Gesù sulla terra: il Calvario dove ha redento il mondo e il Sepolcro dove fu deposto e da dove risuscitò il terzo giorno. La pietà cristiana ha collocato all’interno della basilica altri ricordi della passione e risurrezione del Signore.

Prima dei lavori intrapresi per ordine dell’imperatore Costantino (327-335), Eusebio di Cesarea scrive: “Il luogo del Cranio, dove Cristo fu crocifisso, ancora oggi è mostrato in Èlia (Gerusalemme), a settentrione del monte Sion”, e questo nonostante che un culto idolatrico (della dea Venere/Afrodite) si fosse da lungo tempo impadronito del sito. Una croce preziosa, andata perduta in posteriori saccheggi, non tardò a prendere posto sulla sommità del monticello roccioso che è considerato dai cristiani come l’ombelico o centro spirituale del mondo (san Cirillo di Gerusalemme, IV sec.).

Eusebio di Cesarea (verso il 340) riferisce sulle circostanze che portarono alla riscoperta della tomba di Cristo, celata sotto un poderoso terrapieno dal tempo dell’imperatore Adriano (135 d.C.): racconta infatti come Costantino (poco dopo il 325) avesse ordinato di abbattere il tempio pagano e di scavare in profondità “e allora, contro ogni speranza, apparve… il venerando e santissimo testimonio della risurrezione salvifica”. Da allora la tomba ritrovata rimase sempre in venerazione e fino alla distruzione (1009) la si poté osservare completamente scavata nella roccia, essendo rivestita di marmi solo all’esterno (Arculfo, VII sec.).

Della tripartita basilica costantiniana (Martyrion, Triportico e Anastasi) rimane oggi solo la rotonda dell’Anastasi, benché più volte restaurata, come un grandioso mausoleo sopra la tomba vuota di Cristo. Il resto della costruzione (comprendente l’ingresso a sud, il Catholicon al centro, il deambulatorio e la cappella sotterranea di S. Elena) è opera crociata (1141).

I restauri, iniziati nel 1960, hanno permesso di approfondire meglio le conoscenze sulla storia e la topografia del luogo all’epoca di Cristo: un’antica cava di pietra (fuori della città) trasformata in giardino e un sepolcro scavato nella roccia.

I francescani ufficiano nella basilica dal XIV secolo insieme con altri riti cristiani, dei diritti dei quali disposero a loro piacimento i sultani, prima del Cairo e poi (dal 1517) di Costantinopoli, fino al riconoscimento dello “Status quo” (1757 e 1852), ferreo ordinamento che regola la convivenza delle diverse comunità.

Tratto da “Sulle orme di Gesù, guida ai santuari di Terra Santa”, Edizioni Terra Santa, Milano – pp. 177-184